Per uscire dalla crisi Covid-19 l'Europa sembra proprio puntare sulla coesione. Altri 47,5 miliardi di fondi europei per il prossimo biennio si aggiungono alla politica di coesione dopo il sì della plenaria del Parlamento di Bruxelles al React-EU - Recovery Assistance for Cohesion and Territories of Europe. L'accordo politico tra Parlamento e Consiglio Ue del 18 novembre dunque è confermato, manca solo qualche dettaglio tecnico per l'avvio definitivo.
L'Italia è la maggiore beneficiaria del fondo, con una dotazione di quasi 10,7 miliardi per il 2021, da spendere - come la prossima tranche - entro il 2023. Il criterio per la distribuzione delle risorse, infatti, non sarà quello solito delle regioni o dei settori, ma si procederà per Stati membri.
L'obiettivo di questo cambiamento è quello di intervenire nel modo più efficace possibile sugli Stati più colpiti dalla crisi pandemica. Sostenibilità, ricerca, innovazione. React-EU mantiene le sfide della politica di coesione mettendole assieme alle urgenze di questa epoca: sanità, occupazione e turismo.
La transizione digitale per un'Europa più connessa e il Green Deal non mancano mai all'appello, anzi restano i baluardi dell'Ue, e anche Interreg godrà di una parte dei finanziamenti. Le risorse React-EU che confluiranno sul Fondo europeo per lo sviluppo regionale saranno utilizzate prevalentemente per servizi sanitari e infrastrutture sociali, investendo in particolare su quei settori che promettono una quota elevata di creazione di posti di lavoro: l'economia verde e digitale. I finanziamenti aggiuntivi saranno dirottati verso i settori a maggior impatto e per una ripresa sostenibile.
La quota per il Fondo sociale europeo andrà ad attenuare l'impatto economico, sostenendo l'accesso al mercato del lavoro di dipendenti e autonomi. Gli investimenti sosterranno l'occupazione creando posti di lavoro per i giovani, la categoria più colpita da questa crisi. Insomma, gioveranno del fondo i sistemi sanitari, così come le piccole e medie imprese in tutti i settori economici, compresi quelli del turismo e della cultura, anch'essi colpiti gravemente dalla pandemia che richiede distanziamento.
Gli Stati membri avranno la flessibilità di scegliere se dirottare i fondi sullo sviluppo regionale su programmi per l'integrazione sociale, o per sostenere le fasce di popolazione più vulnerabili e quindi maggiormente colpite dalla crisi, a seconda delle necessità territoriali. I finanziamenti potranno essere inseriti su progetti già aperti nel periodo 2014-2020. Per il carattere d'urgenza determinato dal momento, l'11% dei finanziamenti sarà fornito come anticipo per sollevare la casse dei beneficiari dei progetti.
Quanto all'entità della copertura europea, eccezionalmente, i progetti che includono uno o più assi prioritari potranno essere finanziati fino al 100%, anziché all'80% come normalmente succede. L'obiettivo è che gli Stati membri e le regioni possano mobilitare le risorse dell'Ue più rapidamente di fronte a sfide inaspettate, con una forte attenzione alla efficacia dell'attuazione.
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