La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annuncerà domani a Bruxelles la proposta dell'Esecutivo comunitario di portare l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell'Ue dall'attuale 40% al 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, come tappa intermedia verso il traguardo della "neutralità climatica" (zero emissioni nette) fissato dall'Unione al 2050.
La proposta, che il collegio dei commissari ha discusso durante la sua riunione settimanale oggi pomeriggio a Bruxelles, verrà varata formalmente domani mattina, in modo da permettere a von der Leyen di presentarla direttamente alla plenaria del Parlamento europeo, come punto centrale del suo primo "discorso sullo stato dell'Unione".La nuova proposta sulla riduzione delle emissioni è motivata in un documento ancora confidenziale di 23 pagine, intitolato "The 2030 Climate target plan", che è stato pubblicato nelle scorse ore dal sito web di Euractiv, specializzato nell'informazione sulle politiche Ue.
"La risposta economica europea senza precedenti data al Covid-19 - si legge nel documento - offre una opportunità unica di accelerare la transizione verso un'economia neutrale dal punto di vista climatico. 'Next Generation EU' (il piano europeo per la ripresa post-pandemica, ndr) e il bilancio comunitario pluriennale 2021-2027, con il loro peso combinato da 1.800 miliardi di euro, forniscono una potenza di fuoco significativa per contribuire a realizzare la doppia transizione verde e digitale a cui aspira l'Europa".
Il "Recovery plan" europeo, si ricorda, dovrà dedicare almeno il 30% dei finanziamenti a investimenti collegati alla lotta al cambiamento climatico, e dovrà essere al 100% compatibile con gli obiettivi dell'Accordo Onu di Parigi sul Clima.
.L'Esecutivo comunitario sottolinea poi che, da sole, le politiche attuali, con l'attuale obiettivo di riduzione delle emissioni al 40% entro il 2030, "non ci consentiranno di raggiungere i nostri obiettivi per il 2050 secondo l'Accordo di Parigi". Le proiezioni, infatti, "mostrano che continuando ad attuare la legislazione oggi in vigore l'Ue raggiungerebbe una riduzione del 60% dei gas serra entro il 2050", molto al di sotto dell'obiettivo zero emissioni nette.
"L'Ue - sottolinea la Commissione - deve aumentare ora le proprie ambizioni per questo decennio ed evitare così di lasciare un fardello più pesante alle future generazioni. Meno agiremo nei prossimi 10 anni, più sarà impervio e impegnativo ('challenging', ndr) il percorso di riduzione dopo il 2030”.
La conclusione che trae la Commissione è che "un percorso prudente, equilibrato e realistico verso la neutralità climatica nel 2050 richiede un obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% nel 2030”.
Secondo la Commissione, con la transizione verde gli investimenti nella produzione e nell'uso dell'energia (cioè nelle fonti rinnovabili e nell'efficienza energetica) dovranno aumentare di 350 miliardi di euro all'anno, ma vi saranno in cambio, oltre all'impatto positivo sul clima, due vantaggi collaterali notevoli: la riduzione dell'inquinamento atmosferico (che dovrebbe calare di ben il 60%, rispetto al 2015, se si conseguirà l'obiettivo del taglio dei gas serra del 55% al 2030), e la diminuzione della dipendenza energetica dalle economie extra europee.
Le rinnovabili dovrebbero raggiungere il 38-40 per cento del totale di tutta l'energia usata nell'Unione (consumo finale lordo), ben oltre il target del 32% previsto dall'attuale legislazione Ue per il 2030. Rispetto al 2015, spiega ancora la Commissione, il consumo di carbone dovrà essere ridotto del 70%, e quello di petrolio e gas rispettivamente del 30 e del 25 per cento.
La Commissione proporrà di lanciare quest'autunno il dibattito pubblico, per poi presentare le proposte legislative dettagliate in tutti questi settori entro il prossimo mese di giugno.
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